Quando andai al cinema per vedere la prima parte del Dune di Denise Villeneuve, prima di entrare nella sala, mi posi una domanda:
lo volevo odiare o amare?
Non avevo alcun dubbio sulla qualità della regia o della fotografia, d'altronde Villeneuve è sicuramente un professionista,
ma l'opera originale ha una complessità tale da aver messo in difficoltà più registi e autori blasonati (David Linch, Jodorowsky)
Che fare quindi?
Ho capito che la scelta era mia. Potevo decidere se odiare o se amare. Non c'erano altre possibilità.
Conosco a memoria i sei libri di Herbert ( gli unici che esistono ), entrare in sala con l'aspettativa di vedere/sentire tutto quello che c'è
dentro sarebbe stata solo una scusa.
Per criticare, per fare il fan esaltato che idolatra i libri. Per fare il saputello.
Una scusa per odiare.
Ho scelto di avere fiducia, fiducia nel lavoro di Villeneuve, nella sua sensibilità che avevo già ammirato in tante altre sue opere.
Sono entrato in sala lasciando fuori Frank Herbert, i libri, la storia già conosciuta.
E ho amato ogni singolo minuto di quel film.
Poi, due anni di attesa e, come tutti gli amori a distanza, la passione che covava sotto le ceneri è esplosa di nuovo.
Dune parte 2 completa la prima metà della storia e porta a compimento la visione di Denis Villeneuve.
Qualsiasi dubbio è stato fugato, la storia è la perfetta chiusura e soluzione degli eventi del primo film,
raccontata con coerenza e fedelmente alle scelte fatte.
Manca qualcosa? In assoluto no. Manca qualcosa rispetto ai libri? Certamente. Qualche altra idea dei libri poteva essere inserita?
Probabilmente no. E non solo per problemi di durata.
La lunghezza del film è quella giusta, aggiungere altre tematiche avrebbe portato la durata verso tempistiche difficili
da sopportare.
Continua...